La bottega dei suicidi vietata: il messaggio lanciato è pericoloso?

 

Ironia non compresa o messaggio a forte rischio emulazione? Il risultato è che la bottega dei suicidi, prima opera d’animazione del regista francese Patrice Leconte, ispirata all’omonimo romanzo di Jean Teulé e presentata fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, premiata e venduta in numerosi Paesi del mondo, è stata vietata ai minori di anni 18. Il pericolo è che si possa prendere troppo sul serio quello che viene detto e possano accadere dei fatti spiacevoli. A partire dal ritornello della canzone simbolo della pellicola che dice: “Contro la crisi e il carovita scegli una dolce dipartita. Prendi il coraggio fra le dita. Canta con noi: Viva il suicidio”.

Nel settore quasi nessuno è d’accordo, ma la commissione di revisione cinematografica, non lascia spazio a dubbi e conferma che il problema è legato al fatto che viene ripreso «il tema del suicidio con estrema leggerezza e facilità di esecuzione, come se fosse un atto ordinario o un servizio da vendere al dettaglio, creando il pericolo concreto di atti emulativi da parte di un pubblico più giovane, quali gli adolescenti che attraversano un’età critica».

Un altro motivo sarebbe quello della scelta della “rappresentazione sottoforma di cartone animato che costituisce un veicolo che agevola il pubblico più giovane rispetto alla penetrazione di un messaggio così pericoloso”. Lo stesso regista Leconte, invece, conferma in merito al divieto italiano: “In nessun altro Paese abbiamo avuto divieti. Ho una nipote di 8 anni e ho pensato a lei continuamente facendo il film, volevo le piacesse”. Il film parla della storia di una città dove la vita è talmente triste che le persone hanno perso il gusto di vivere ma bisogna leggere tra le righe il messaggio lanciato. Non sembra che sull’argomento si possa fare marcia indietro, in ogni caso dell’opera si sta parlando molto e non si può dire che non ci sia intorno grande pubblicità.

 

 

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