Venezia 69: ecco chi ha vinto il Leone D’Oro

 

In realtà, è andato tutto come ci si aspettava il giorno della vigilia. Le sorprese non sono arrivate, le conferme invece ci sono state tutti e a vincere al Festival del Cinema di Venezia è stato il coreano Kim Ki-duk. Ci scommettevano tutti sul suo film “Pietà” ed, infatti, ha portato a casa il Leone d’Oro. La storia per la verità è piuttosto forte e violenta e si racconta di una vicenda fin troppo realistica. La trama parla di uno strozzino che non ha scrupoli, ma nella sua vita da un giorno all’altro spunta una madre che non aveva mai conosciuto.

Da ricordare che il regista non è nuovo ai riconoscimenti e, anzi, ha già portato a casa il Leone D’Argento a Venezia con “Ferro 3”. Uno dei pochi casi in cui è riuscito a mettere d’accordo critici e pubblica parlando di storie forti quanto vere. A rimanere delusa, invece, è stata l’Italia che non ha vinto proprio nulla. Nessun apprezzamento particolare per “Bella addormentata” di Marco Bellocchio, anche se è piaciuto molto, visto i 16 minuti d’applausi. Sono arrivati, comunque, due riconoscimenti minori: il Premio per il miglior contributo tecnico a “E’ stato il figlio” di Daniele Ciprì e il Premio Marcello Mastroianni a Fabrizio Falco, come giovane attore emergente, sia nel cast di Bellocchio che di Ciprì.

Si è parlato molto poi di “Paradise: Faith” dell’austriaco Ulrich Seidl, A quest’ultimo è andato il  Premio Speciale della Giuria. Il Leone d’Argento per la regia è toccato a “The Master” del regista Usa Paul Thomas Anderson, film che ha molto parlare. Si dice, infatti, che somigli fin troppo alla storia di Ron Hubbard, fondatore di Scientology, che si è aggiudicato anche la Coppa Volpi per i due attori protagonisti, Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman. Il primo è un reduce della Seconda guerra mondiale, disadattato e alcolista nell’America degli anni ’50, mentre il secondo è un leader carismatico di una setta da cui resta affascinato. Andiamo alla Coppa Volpi: quest’ultima è stata vinta da Hadas Yaron per l’israeliano “Fill The Void” di Rama Burshthein, mentre il premio per la miglior sceneggiatura è andato a Olivier Assayas con  “Après Mai”.

 

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