Salvare il cinema italiano è improrogabile: I SAY, nel suo report, ci svela come

La pandemia ha toccato tutti gli ambiti della vita. Una vera e propria devastazione, che ha costretto molti settori a reinventarsi. Tra questi, il cinema in sala che, con il colpo di grazia delle chiusure dopo anni di già difficoltà, ora ha bisogno di una mano. Di qualcuno che creda nel suo futuro.

Si sta cercando di ripartire, per ora con sostegni economici e una diversa finestra dallo streaming al quale ne frattempo ci siamo abituati. Ma questo potrebbe non bastare. Quello che serve “è una nuova strategia, della collaborazione” – ci spiega Gianluca Pontecorvo, Chief of Strategy I SAY. “Per due su quattro generazioni di spettatori, il cinema sembra completamente diverso. Perché vissuto in digitale, anche se alla ricerca delle stesse emozioni. Ma che si creano in altro modo davanti al grande schermo, con una potenza irraggiungibile da un divano o uno smartphone. Il futuro? Dipende dal lavoro assieme alle sale, e lo streaming comincia a capirlo”.

Lo scenario attuale

In effetti, la crisi era nell’aria già da un po’ di anni, molto prima che il Signor Covid ci mettesse lo zampino, quindi non meraviglia affatto se ora la ripresa risulta essere ancora più difficile. Ma sono molte le voci autorevoli che si stanno facendo sentire, che si chiedono come salvare le sale dei cinema, anche se la strada sembra ancora in salita.

Sarà quindi vero che il cinema sul grande schermo è destinato a scomparire? Se pensiamo ai vinili, abbandonati a favore dei CD e poi ritornati potentemente nei cuori degli appassionati, forse no. Quello che è certo è che merita comunque di essere protetto: merita che qualcosa avvenga e merita che vi sia un cambiamento, per un’industria che tanto ha dato all’Italia e al mondo.

Come la politica influisce sullo scenario

La politica ha determinato buona parte di questa crisi, con delle scelte estremamente restrittive, ma questo non è sufficiente per spiegare una crisi che affonda le radici in un momento molto più lontano nel tempo. Solo dopo sono entrate in gioco le piattaforme in streaming, che non hanno fatto altro che aumentare l’abbandono e rafforzare le abitudini di consumo casalingo. A inizio 2022, gli abbonamenti sottoscritti erano più di 14 milioni e mezzo.

La politica ha anche messo in atto delle misure per la tutela dei cinema. Per esempio, con l’intervallo minimo di 90 giorni tra il debutto nelle sale e l’esordio in streaming. Una misura che si vuole allargare a tutte le opere cinematografiche, indipendentemente dalla nazionalità. Una finestra temporale per la quale è stato proposto un ampliamento ad almeno 180 giorni (prima era di 36 mesi). Oltre a questo, è stato annunciato uno studio mirato sulle preferenze dei cine-spettatori, per riuscire a proporre loro dei prodotti quanto più vicino a quello che loro cercano andando al cinema.

Quindi è possibile creare una strategia efficace? A leggere il report di I SAY, sembrerebbe di sì.

Consultalo qui, con tutti gli approfondimenti:

https://isay.group/superpoteri-per-superproblemi-come-salvare-sale-di-cinema-e-streaming/

 

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