Venezia 69: ecco chi ha vinto il Leone D’Oro

 

In realtà, è andato tutto come ci si aspettava il giorno della vigilia. Le sorprese non sono arrivate, le conferme invece ci sono state tutti e a vincere al Festival del Cinema di Venezia è stato il coreano Kim Ki-duk. Ci scommettevano tutti sul suo film “Pietà” ed, infatti, ha portato a casa il Leone d’Oro. La storia per la verità è piuttosto forte e violenta e si racconta di una vicenda fin troppo realistica. La trama parla di uno strozzino che non ha scrupoli, ma nella sua vita da un giorno all’altro spunta una madre che non aveva mai conosciuto.

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Venezia: a Francesco Rosi il Leone d’oro alla carriera

 

Francesco Rosi, a Venezia, ha vinto il il Leone d’oro alla carriera della 69esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale (29 agosto – 8 settembre 2012). Una decisione non casuale e frutto di una scelta praticamente unanime da parte del Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera. Cos’ha fatto Rosi in più degli altri? Di sicuro il regista e sceneggiatore può essere visto come un simbolo e con il promotore di un sistema di innovazione che ha dato al cinema italiano una spinta verso l’alto, soprattutto riguardo al tema dell’impegno civile. Importanti film sono già stati ampiamente riconosciuti dei capolavori come “Le mani sulla città”, Leone d’oro alla Mostra di Venezia nel 1963, “Il caso Mattei”, Palma d’oro a Cannes nel 1972, e “Salvatore Giuliano”, Orso d’argento a Berlino nel 1961.

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Preapertura della 65. Mostra con Ermanno Olmi

E’ dedicata al Leone d’oro alla carriera 2008 Ermanno Olmi – con la proiezione del suo film Leone d’oro 1988 La leggenda del santo bevitore – la serata di preapertura nel centro storico di Venezia (oggi 26 agosto, ore 21, Arena di Campo San Polo) della 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica diretta da Marco Müller, e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta.

La proiezione de La leggenda del santo bevitore (1988) – tratto dall’omonimo racconto di Joseph Roth, sceneggiatura di Ermanno Olmi e Tullio Kezich, fotografia di Dante Spinotti, musiche di Igor Stravinskij, protagonista Rutger Hauer – sarà presentata dal Direttore della 65. Mostra Marco Müller e dallo stesso Ermanno Olmi. Il regista Leone d’oro alla carriera incontrerà così il pubblico veneziano, in un abbraccio ideale con la città che – attraverso la sua Mostra del Cinema – lo ha accompagnato fin dagli esordi nel suo straordinario cammino artistico, premiandolo più volte. Olmi riceverà il Leone d’oro alla carriera venerdì 5 settembre, nella Sala Grande del Palazzo del Cinema.

L’incontro di Ermanno Olmi con Venezia è realizzato in collaborazione con il Comune di Venezia – Circuito Cinema Comunale, con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale di Roma che ha fornito la copia del film, con i quotidiani “Il Gazzettino”, “La Nuova Venezia” e il “Corriere del Veneto”.
Su invito della Biennale, la proiezione sarà completata da quella che Olmi stesso ha definito una festa “campestre” in Campo San Polo, dove sarà imbandita una cena per gli spettatori offerta dai 7 Comuni di Asiago, località dove da anni vive Ermanno Olmi, e di vini offerti da Astoria.

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Al maestro Ermanno Olmi va il Leone d’Oro alla carriera

È il maestro Ermanno Olmi il Leone d’Oro alla carriera della 65esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il premio, che rende omaggio a un cineasta che ha lasciato un segno profondissimo nell’invenzione del cinema moderno, è stato proposto dal Direttore della Mostra Marco Müller, e accolto dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta.

Il Leone d’Oro alla carriera sarà consegnato al regista – già vincitore a Venezia di un Leone d’Argento nel 1987 con Lunga vita alla signora e di un Leone d’Oro nel 1988 con La leggenda del santo bevitore – nella Sala Grande del Palazzo del Cinema durante la 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2008).

Ermanno Olmi, uomo di cinema di frontiera (geografica) ha scelto di vivere lontano dalle mode e dalle correnti modellando immagini e storie per conoscere e capire gli uomini. Il suo cinema, pervaso da un infinito stupore, esprime un’etica dello sguardo così vicino al mondo da apparire inattuale e “fuori dal tempo” e crede in una possibile continuità o mancanza di cesura tra lo schermo e la vita.

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