Monica Bellucci parla di Shoot ‘em up

L’attrice di Città di Castello a Roma per presentare il suo nuovo film, un action-movie estremo e paradossale che la vede protagonista al fianco di un ferocissimo ex-cecchino dell’esercito, uno straordinario Clive Owen.

Bella come il sole, col suo accattivante sorriso e la sua solita verve autoironica, Monica Bellucci, definita più volte dalla critica l’ultima diva italiana del cinema, è stata accolta stamane da un’immensa folla di giornalisti (per non parlare di fotografi e cineoperatori) in occasione della presentazione italiana di Shoot ‘em up – Spara o muori!, il film d’azione (nelle sale italiane da venerdì 11 aprile, con 200 copie) di cui è protagonista, nel ruolo di una prostituta dal cuore tenero, al fianco di un irascibile Clive Owen nei panni di uno strepitoso antieroe ’sparatutto’ e del supercattivo Paul Giamatti.
Scritto e diretto dal britannico Michael Davis, qui alla sua prima grande produzione hollywoodiana dopo diversi piccoli film indipendenti tra il comico e l’horror, il film racconta la storia di due vagabondi che insieme faranno squadra per salvare la vita di un neonato trovato per caso, un piccolo esserino a cui un’organizzazione criminale dà inspiegabilmente la caccia.

Nel tentativo di scoprire la verità sul bambino e sulle macchinazioni che hanno portato all’uccisione della sua mamma, Mr. Smith e Donna Quintano (Owen e la Bellucci) troveranno finalmente la via della redenzione e un motivo valido per continuare a vivere. Un film estremo, violento ed eccessivo anche nell’umorismo, che assomiglia più ad un cine-videogioco e che strada facendo assume le fattezze di un fumettone in cui tutto diventa possibile; anche la Bellucci che parla napoletano. La splendida attrice di Città di Castello ha infatti preso lezioni di dialetto partenopeo in sede di doppiaggio per riuscire ad ottenere, nella versione italiana del suo personaggio, lo stesso risultato della versione originale americana:
rendere incomprensibili alcuni insulti e modi di dire rivolti al suo strafottente (e dannatamente affascinante) compagno di set. Il risultato del doppiaggio lo lasciamo giudicare a voi.

Prima di accettare di partecipare al film aveva già visto qualche film di Michael Davis?

Monica Bellucci: No, mi è bastato leggere il copione e guardare gli storyboard del film, quando mi è stato chiesto di partecipare il film era in realtà quasi già pronto su carta. Mi affascinava molto il personaggio femminile di questa storia e poi avevo per la prima volta l’opportunità di lavorare con due grandi attori come Clive Owen e Paul Giamatti, come avrei potuto dire di no.

E’ un film estremo, in cui non c’è un attimo di respiro. Un genere un po’ diverso dal solito per Lei…

Beh è ovvio che siamo di fronte ad un film di genere, un film in cui tutto è volontariamente caricato all’eccesso e comico. A volte sul set sembrava di essere in un gigantesco fumetto, proprio questo mi è piaciuto, ho sempre amato i fumetti, ci sono cresciuta sui volumi di Diabolik. Mi sono sentita a mio agio durante le riprese, forse proprio perché ho lavorato in parecchi film tratti da fumetti come Asterix, Il patto dei Lupi e Dobermann.

C’è una scena in cui si è sentita in imbarazzo o ha trovato qualche difficoltà?

Sicuramente nella scena d’amore con Clive Owen, ero preoccupata del fatto che entrambi nudi e in una certa situazione dovessimo rotolarci e sfuggire alle pallottole. E’ stato difficile muoverci in quella posizione, letteralmente avvinghiati, in mezzo a tutto quel casino.
Dal di fuori è sembrato che si fosse creata molta sintonia tra voi…

C’è stata sintonia, è vero, anche se prima del ciak ero molto preoccupata del feeling che avrebbe potuto anche non crearsi tra noi in quella precisa situazione. Poi è andato tutto liscio, d’altronde meglio girare una scena del genere con Clive Owen che con qualcun altro (ride).

Nel film si glorificano le pistole e poi si critica il loro uso. Non Le sembra un atteggiamento un po’ contraddittorio da parte dei realizzatori?

La pistola è uno degli oggetti più cinematografici che esistano, ma il film a mio avviso è un chiaro monito contro l’uso che si fa negli Usa delle armi, anzi, una critica in generale alla violenza, all’America di oggi.

Nel film Lei interpreta una prostituta dal forte istinto materno. Argomenti molto delicati, soprattutto in un momento in cui in Italia si sta discutendo di rivedere la legge sull’aborto. Qual è la sua idea in proposito?

La maternità è un evento molto soggettivo, che ogni donna affronta a modo suo. Per quel che mi riguarda avere avuto mia figlia è stata la cosa che nella vita mi ha reso più felice. Riguardo all’aborto penso che sia solo una strumentalizzazione politica della religione. Bisogna stare molto attenti quando si tirano in ballo certi argomenti, si rischia di annullare in un attimo tutti i progressi sociali e democratici di un Paese.

E’ un momento delicato soprattutto per le donne, non crede?

Quando parliamo di strumentalizzazioni, di qualunque tipo di strumentalizzazioni si tratti, a farne le spese è sempre la donna. Bisogna agire con cautela e con durezza riguardo certi temi, specialmente quando si tratta di decisioni così importanti per la vita di una donna. Da qui a breve potremo ritrovarci improvvisamente catapultati nel Medioevo.
Il ruolo della prostituta è un ruolo che ha già interpretato altre volte ma in altri contesti. Come spiega questa coincidenza?

C’è prostituta e prostituta. Un’attrice potrebbe fare mille film in questo ruolo interpretando mille donne diverse. Ci sono tantissime variazioni sul tema, forse mi viene proposto spesso questo ruolo al cinema proprio perché è un ‘mestiere’ di cui non so nulla.

Lei lavora molto all’estero, in America e in Francia soprattutto. Qual è al momento il suo rapporto col cinema italiano?

Molto buono direi, tra poco uscirà Sangue pazzo, il film di Marco Tullio Giordana in cui ho lavorato al fianco di Luca Zingaretti e Alessio Boni, l’anno prossimo il film francese Non voltarti di Marina De Van di cui sono protagonista insieme a Sophie Marceau. E’ poi attualmente in lavorazione il film della mia amica Maria Sole Tognazzi L’uomo che ama in cui sono protagonista insieme a Pierfrancesco Favino e Ksenia Rappoport (la ’sconosciuta’ di Tornatore, ndr).

Lei che lo vede da fuori, che ne pensa della crisi che sta investendo il cinema italiano?

Secondo me questo è un ottimo momento per il cinema italiano, altro che crisi. Anche altri Paesi stanno attraversando periodo di magra, come il cinema francese. Forse si salva perché può contare molte più produzioni di noi, ma rispetto a 10 anni fa, quando sono arrivata in Francia per la prima volta, la situazione è decisamente peggiorata.

E il suo prossimo film americano?

Si tratta di un film indipendente con un cast strepitoso di cui fanno parte Robin Wright Penn, Keanu Reeves, Julianne Moore e Winona Ryder. Si intitola La vita privata di Pippa Lee ed è diretto da Rebecca Miller (figlia del drammaturgo Arthur Miller e moglie di Daniel Day-Lewis, ndr) che è anche autrice del romanzo omonimo da cui è tratto. Parla di una donna che ha molo sofferto per amore e che si è autodistrutta per il dolore. Le riprese inizieranno a breve.

Via | www.monicabellucci.it | www.castlerock.it

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