Il bello e il brutto di Venezia

La Mostra è finita: 10 giorni di cinema, glamour, code, risate, pianti e quest’anno anche tanti spaventi per la presenza di molti horror.
Che manifestazione è stata? Di certo il piatto della bilancia pende maggiormente verso il piatto con la scritta “positivo”. Il pubblico presente al Lido ogni giorno poteva scegliere tra ottimi film, anche se forse è mancata la presenza di un grande capolavoro che potesse mettere tutti quanti d’accordo, come due anni fa Recacted di Brian De Palma. Eppure la qualità generale è stata piuttosto alta.
Grande emozione nel poter vedere da vicino i grandi registi della Pixar, da John Lasseter a Brad Bird, vincitori del Leone d’oro alla carriera, e che hanno regalato una retrospettiva colorata e divertente, da Toy Story a Up. Un premio strameritato sul quale nessuno ha avuto niente da ridire
Invece Lebanon, il vincitore, ha spaccato le opinioni di pubblico e addetti ai lavori. Da una parte chi è rimasto fortemente colpito dalla forza emotiva del film, e dall’altra chi è rimasto infastidito dall’eccessiva sfacciataggine della violenza mostrata. Si tratta comunque di un’opera interessante che non può lasciare indifferenti.
Sempre in tema di premi, grande successo per le attrici italiane. Un po’ di dubbi nel ritenere Jasmine Trinca (forse all’estero, ma di certo in italia è molto nota), mentre la russa Ksenia Rappoport, ma ormai connazionale di adozione, ha conquistato una Coppa Volpi che in molti avrebbero visto ugualmente bene anche nelle mani di Margherita Buy. Insomma essere donne e recitare in Italia porta fortuna. Non a caso, anche Colin Firth, splendido protagonista di A Single Man di Tom Ford e vincitore della Coppa Volpi, ha sposato una donna italiana e parla bene la nostra lingua.

Eppure la presenza dei film italiani in concorso ha destato ben più di una polemica. In un periodo di tagli al FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) e di polemiche sul protezionismo dello Stato, la Mostra ha istituito la sezione collaterale Controcampo Italiano per sostenere alcune nuove produzioni nostrane. Una scelta che è stata criticata, ma che ci ha regalato un gran bel film come Cosmonauta e un gran bel documentario come Negli occhi (perché non in concorso o in orizzonti?), mentre nelle sezioni ufficiali passavano grandi produzioni certamente più da grande pubblico che da Festival. Molti giornali ha sostenuto che il cinema italiano è stato sconfitto in questa Mostra, ma non è così. Come si poteva pensare che il patinato film di Tornatore potesse prendere un premio? Il bel cinema italiano, quello che piace ai festivalieri e che potrebbe andare bene anche in sala, si è visto nelle opere minori. Lo Spazio Bianco è molto intenso, Il Compleanno è una bella sorpresa, La Doppia Ora è un bel thriller e Cosmonauta è bello e basta. Per non parlare dei documentari come il già citato Negli occhi o Il Colore delle Parole.
Insomma una cinematografia italiana in buona salute, ma che passa inosservata nel calderone delle molte proposte e dei film “più importanti” e che meriterebbe di essere maggiormente valorizzata.
Ma il festival è stato anche il paradiso del glamour. La presenza di George Clooney ed Elisabetta Canalis ha dato più di una soddisfazione agli amanti di lustrini e paillettes. Che dire poi di Paris Hilton che si aggirava mano nella mano con il suo boy alla festa del film Io sono l’amore di Luca Guadagnino.
In tutto questo, ca va sans dire, ci sono stati alcuni disagi: molte proiezioni bloccate e ritardate a causa di guasti tecnici o tappeti rossi infiniti, la presenza di molti più bar e punti ristoro, ma sempre affollati e carissimi, un calendario d’eventi che spesso si sovrapponevano e chi più ne ha più ne metta. Eppure ogni anno è lo stesso e ogni anni qui si ritonra.
D’altronde è il “rischio del mestiere” e alla fine il cinema vince sempre.

Sara Sagrati

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