Gli equilibristi, quando il cinema è lo specchio della realtà

 

Viviamo in un momento storico molto difficile e non è semplice capire che cosa succederà nel prossimo futuro. Tuttavia, è proprio il mondo dello spettacolo a seguire come uno specchio l’evoluzione della nostra società e propone film come “Gli Equilibristi“, di Ivano De Matteo interpretato da Valerio Mastandrea che uscirà il 14 settembre. Ci siamo quasi, insomma, l’attesa è finita e la trama è legata alla classe media che rappresenta, ormai, quella dei nuovi poveri. In primo piano, c’è un padre separato che è costretto a dormire in macchina e e a mangiare alla mensa di Sant’Egidio perché, pur avendo un lavoro, non è in grado di far fronte ai debiti mensili che ha nei confronti della sua famiglia.

Lo stesso De Matteo all’anteprima, ha spiegato il senso della pellicola: “Per 20 anni ci hanno fatto credere che eravamo tutti ricchi, e ora paghiamo il conto. Oggi chi si separa, perde il lavoro, o deve affrontare un problema imprevisto, è costretto ad un equilibrismo economico che può diventare drammatico: quelli che pensavano di star bene, con macchina, cellulare, mutuo, sono diventati i nuovi poveri”.

Ci tiene però a precisare che non si tratta di un film sui padri separati, ma il messaggio è ben diverso: siamo di fronte ad una emergenza sociale che dobbiamo prendere in considerazione e anche l’arte cinematografica non può prescindere da ciò che ci accade intorno. Lo stesso regista ha continuato dicendo:”Anche chi ha la fortuna di avere un lavoro spesso sopravvive a malapena, figuriamoci gli altri: quando ho fatto i sopralluoghi a Sant’Egidio ci ho trovato persone del ceto medio, non solo gli extracomunitari, che sono il nuovo proletariato. L’11% della popolazione italiana è considerata povera: è una situazione drammatica, non un piccolo gruppetto.E’ come se avessi sollevato un coperchio, perché molto spesso c’è il pudore di raccontare il proprio dramma. E non possiamo certo contare sulla solidarietà delle famiglie, dei nostri vecchi, per sopravvivere. Mi chiedo: in queste situazioni dove è lo stato?” 

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