Incontro idilliaco tra Monica Bellucci e Pierfrancesco Favino

Monica Bellucci descrive così il suo primo incontro con Pierfrancesco Favino, avvenuto a Torino, sul set di “L’uomo che ama”, il film che Maria Sole Tognazzi ha cucito (scrivendolo insieme a Ivan Cotroneo) addosso all’attore romano, che lei chiama affettuosamente “Picchio”: «La sera prima ci siamo detti: “Ciao, piacere”; la mattina dopo eravamo a letto» – «Ci conosciamo da dieci anni, lui è molto amico di mio fratello Gianmarco», racconta la regista. «Mi sembrava perfetto come protagonista, ha la fisicità necessaria per rendere credibile il personaggio di un uomo che soffre per amore.
Mi piaceva mostrarne la fragilità e la complessità. Dopo aver scelto lui, ho subito pensato a Monica.
L’ho chiamata: “So che sei impegnata fino al 2025, ma ti mando il trattamento, leggilo”».

L’ha letto e le è piaciuto. In fondo, mica capita tutti i giorni di raccontare i tormenti sentimentali di un maschio. «Ho fatto di tutto per esserci nel film», racconta l’attrice. «Trovo molto interessante che il cinema analizzi come l’uomo vive l’amore. Finalmente si esce dal cliché che stabilisce che la sofferenza è donna». Ha un altro mito da sfatare, Monica, quello che vuole che Favino sia il classico “brutto che piace“. «È un uomo di grande charme, un bella animalità, un corpo molto bello che Maria Sole di certo metterà in risalto. Il protagonista è lui, alle prese con la sua vita di famiglia e con il problema se sia più facile lasciare o essere lasciati. Un dilemma maschile, ma raccontato dall’occhio di una donna. Maria Sole gli uomini ha imparato a conoscerli fin da piccola: ha fratelli maschi, ha avuto un padre importante, che ha vissuto intensamente. Io, invece, gli uomini li ho conosciuti da grande». La Tognazzi conferma: un po’ dei suoi maschi è finito sulle spalle di Favino. «Una volta mio fratelllo Gianmarco mi svegliò nel cuore della notte e si mise a singhiozzare. Guai d’amore. Me ne sono ricordata mentre scrivevo».

TORINO DEI MISTERI
Nel film la Bellucci è Alba, una donna che si occupa d’arte. Favino è Roberto, lavora nella farmacia della dottoressa Campo, Marisa Paredes, e si troverà coinvolto anche da Ksenia Rappaport che è Sara, vicedirettrice di un hotel. Anche lei si è lasciata sedurre dal fascino di Torino. «È una città bella, misteriosa, discreta, un po’ come un uomo che deve ostentare all’esterno la corteccia per proteggere la sua intimità», spiega la Bellucci. La Torino-mania ha contagiato tutti, a partire dalla regista: «I miei nonni materni sono della Val d’Orta, ho girato anche lì. Abbiamo avuto grande supporto dalla Film Commission. Torino è una città molto bella, che ti lascia i tuoi tempi, rispetta le tue riflessioni». Favino azzarda: «Potrei viverci».

Nei panni dell’uomo tormentato fra le donne, non si trova male. «Vivo le storie con lo stesso patimento del protagonista. Sono felice di lavorare con Maria Sole: mi fido della sua sensibilità. Sono cresciuto in una famiglia di donne, conosco il loro vocabolario sentimentale». Un’altra donna, Carmen Consoli, ha regalato un tocco speciale. «Ho voluto che scrivesse le musiche», dice la regista. «Sono così in sintonia con l’atmosfera del film, che prima di ogni ciak le faccio ascoltare agli attori». Risultato: Favino si commuove. E la Bellucci commenta: «Che bello, un uomo che non si vergogna di piangere».

Fonte: www.monicabellucci.it

Lascia un commento