Il seme della discordia: un ritorno di successo per Pappi Corsicato

Negli anni Novanta ha scritto una nuova parola d’ordine nel cinema italiano. Faceva rima con improvvisazione, fantasia e voglia di spingersi laddove nessuno osava.
Pappi Corsicato non è stato soltanto uno degli esponenti di punta della cosiddetta ‘scuola napoletana’ (quella formata da Mario Martone, Antonio Capuano e Antonietta De Lillo), ma un cineasta libero e intelligente capace di forgiare il suo cinema sui tessuti del sogno, ricamando irresistibili riflessioni sulla coppia, sul desiderio, sulla voglia di evadere dalle griglie della vita di tutti i giorni.

Mancava dal cinema dai tempi di “Chimera” (2001), sottile e straordinaria addizione di scatole cinesi da capogiro, gitotondo di storie e triangolazioni sentimentali capaci di far saltare ogni schema.
Alcuni critici vi hanno visto qualcosa di kubrickiano, altri sono rimasti spiazzati di fronte all’irruenza selvaggia di una fantasia sfrenata, senza limiti.
Dopo uno stop lungo, Corsicato si è rifatto vivo.

Oggetto del suo nuovo film? Una nuova inebriante ‘ronde’ sentimentale. Protagonisti due coniugi alle prese con un problema da non poco: lui scopre di essere sterile, ma lei rimane incinta. Di chi è il figlio?
I film del regista napoletano non si possono raccontare. Sono prima di tutto esperienze visive e percettive, luoghi franchi dell’immaginario in cui assistere a sdoppiamenti di identità, ribaltamenti di ogni logica narrativa e capitomboli inaspettati di ogni razionalità.

Il seme della discordia” (presentato al Festival di Venezia in concorso) ha gettato nel panico pubblico e addetti ai lavori. Abituati ai racconti pre-cotti che troppo spesso ci propina il nostro cinema, è difficile (ri)abituarsi alla magia di uno stile rarefatto e prezioso, così come al divertimento contagioso di un racconto che fa piazza pulita di ogni stereotipo, disegnando immagini audaci, accostamenti impossibili e cromatismi violenti come pochi altri.
Tracce di un mèlo abitato dalla presenza conturbante di una straordinaria Caterina Murino e dalla forza espressiva di un Alessandro Gassman in vero stato di grazia.

L’ultimo grande evento del Festival di Venezia vi aspetta ora in sala. Distribuisce Medusa.

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