Ambra Angiolini: prima della carriera di attrice l’infelicità

I momenti bui nella vita li abbiamo conosciuti tutti, ma lei forse ha qualche ricordo ancora più bruciante visto che piuttosto che divertirsi e giocare, non appena superata l’infanzia è dovuta crescere molto in fretta. Troppo forse e non era assolutamente pronta. Ecco perchè Ambra Angiolini, catapultata in quel mondo di lustrini e successi, quasi come un carcere dalle sbarre d’oro è rimasta intrappolata tra obblighi, manie di protagonismo e insicurezze. Mentre noi la osservavamo a Non è la Rai e la credevamo un fagottino con il mondo in mano, dietro a quel sorriso beffardo c’era la paura di non essere all’altezza. Lo era eccome, invece, soprattutto dopo aver lasciato la tv ed essere stata scoperta al cinema.

Appena quattordicenne ha affrontato problemi quali contratti da rispettare, avvocati e, peggio ancora, bulimia e depressione. Si perchè per il mondo che frequentava non era perfetta e considerata grassa, nonostante agli occhi degli spettatori non lo fosse affatto. In pieno boom di giovani quasi anoressiche lei andava controtendenza, salvo poi sentirsi dire che non era indispensabile e che non serviva più quando il programma ha chiuso i battenti. Ha dovuto in questo modo rendersi conto presto che nessuno è indispensabile, ma la giustizia ha trionfato e il successo è tornata a cercarla: in amore con la sua bella storia con Francesco Renga e poi sul lavoro.

Oggi è una attrice affermata ma non è stato facile, come a molti sembra. Ambra si racconta a gioia e parla della sua fragilità superata solo ora:“Mi sono sentita dire che non servivo più. Non mi manca niente, Sono dove voglio essere. Ho la sicurezza, l’amore folle. Ho attraversato periodi lottando contro la bulimia e la depressione. A 14 anni, quando i miei coetanei andavano a scuola e alle feste con gli amici, io già avevo a che fare con contratti, avvocati, regole da rispettare. Una vita infernale, ti credi indispensabile, salvo poi capire che sei sostituibile come chiunque altro. Un giorno mi hanno detto ‘Tu non ci servi più’… I passaggi a vuoto sono i più utili per quanto mi riguarda. Dopo il grande successo di ‘Non è la Rai’ e tutto quello che è venuto dopo, ‘Sanremo’, Baudo, la regressione assoluta. La gente si era dimenticata di me. E io ero troppo fragile come personaggio. Non avevo consistenza. Mi sentivo portavoce di qualcosa che non era farina del mio sacco”.

 

 

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