La Dura Verità: un film sulla guerra dei sessi!

La guerra dei sessi entra nel vivo nella nuova commedia della Columbia Pictures, La Dura Verità, con protagonisti Katherine Heigl (Molto incinta – 27 volte in bianco) e Gerard Butler (300 – Alla ricerca dell’isola di Nim).

La trama del film La Dura Verità

Abby Richter (Katherine Heigl) è una produttrice di programmi mattutini con grossi problemi sentimentali, sempre alla ricerca dell’uomo perfetto, ma inesorabilmente single.

L’aspetta un duro risveglio quando i suoi capi la mettono in coppia con Mike Chadway (Gerard Butler), un duro della TV che promette di rivelare la dura verità su cosa fa scattare gli uomini e le donne.

Trailer del film La Dura Verità:

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500 giorni insieme: una “turbolenta” storia d’amore dal 27 Novembre al cinema!

La Fox Searchlight Pictures presenta 500 GIORNI INSIEME, uscita 27 Novembre, una produzione della Watermark Production, che segna il debutto alla regia cinematografica di Marc Webb e la cui sceneggiatura è stata scritta di Scott Neustadter & Michael H. Weber (“La Pantera Rosa 2“).

Questa è la storia di un ragazzo che incontra una ragazza, inizia con voce stentorea e beffarda il narratore di 500 GIORNI INSIEME, e da lì prende velocemente il via la dissezione divertente, realistica e unica della storia d’amore imprevedibile, libera e sregolata di un giovane uomo lungo l’arco di un anno e mezzo.
Tom (Joseph Gordon-Levitt), il ragazzo, crede ancora, nonostante il cinismo del mondo moderno, all’idea dell’amore predestinato che cambia tutto, al colpo di fulmine che capita una sola volta nella vita. Sole (Zooey Deshanel), la ragazza, invece no. Per niente. Ma ciò non ferma Tom, che continua a correrle dietro ancora e ancora, come un moderno Don Chisciotte, con tutta la forza e il coraggio che ha. Tom s’innamora perdutamente non solo di una ragazza adorabile, intelligente e brillante – non che ciò gli dispiaccia – ma dell’idea stessa di Sole, l’idea di un amore che ha il potere di far sussultare il cuore e fermare il mondo.

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The Burning Plan: un dolce girotondo di frammenti di vita

Guillermo Arriaga: un genio che la critica ha definito uno dei più grandi narratori contemporanei. Uno capace di incidere sul suo tempo, di lasciare un segno che resta. Un artista in grado di ‘testimoniare’. Prima nero su bianco, nei suoi straordinari romanzi. Poi al cinema, questa volta con The Burning Plan – Il confine della solitudine.
La vita di Guillermo Arriaga (classe 1958) sembra strappata dalle viscere di uno dei suoi indimenticabili personaggi. Nasce a Città del Messico, cresce fra privazioni e botte in un quartiere dimenticato da Dio e dagli uomini. Ne prende talmente tante da perdere l’olfatto. Ma il profumo amaro della strada non lo scorderà mai. L’unico modo per continuare a (r)esistere è immaginare che il mondo non finisca lì.
Immaginare che da qualche altra parte del mondo le cose vadano diversamente.
I suoi primi testi Arriaga se li scrive con la penna della fantasia nel grande libro del cuore. E capisce subito una cosa. Riportare su carta la vita è impossibile. Troppo complessa, troppo sfaccettata, troppo multiforme. E allora scatta la domanda da un milione di dollari: come prenderla questa maledetta e meravigliosa esistenza? Da che parte afferrarla? La risposta è chiara e semplice: abbracciandola in toto. E rinunciando subito ad ogni tipo di linearità.
E’così che il suo stile (venuto prepotentemente fuori già dai primi testi) muta in un gran bel groviglio di scivoli temporali, puzzle spaziali e sguardi bruciati dall’assoluto.

Guillermo parte dalla terra e punta verso il cielo.
E Inarritu (uno dei registi contemporanei più necessari), innamorandosi del suo sguardo sul mondo e sulle cose, gli affida gli script di “Amores perros“, “21 grammi” e “Babel” (col quale Arriaga vince il premio Oscar).
Intanto lo scrittore messicano medita sul suo futuro e fa un pensierino: passare dietro la macchina da presa. Ma prima butta giù lo scipt de “Le tre sepolture“, magnifico esordio alla regia di Tommy Lee Jones e capisce che in fondo si tratta di un passaggio automatico, spontaneo, naturale. Ottima idea.
Eccoci allora a “The Burning Plain“, presentato con straordinario successo di pubblico e critica allo scorso Festival di Venezia.

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