Moore a nord e Stone a sud: le nuove coordinate del cinema americano

Ben 2 documentari stanno caratterizzando le ultime giornate veneziane. Da una parte il nuovo lavoro del piacione Michael Moore Capitalism: a love story, che critica il sistema capitalistico statunitense, dall’altra Southland border di Oliver Stone, un ritratto inedito del presidente venezualano Chavez e del nuovo corso politico, economico e sociale dell’America Latina.
L’autore di Sicko, presente ieri sera in Sala Grande, ha puntato il suo obbiettivo sulle malefatte del capitalismo selvaggio, dei crack bancari, dei ricchi che non si accontentano della loro ricchezza e rubano ai poveri e su come questa situazione è stata alimentata dal’interno del paese. Uno sguardo feroce e al contempo fin troppo semplificato, ma lui dice che è voluto, così da riuscire a spiegare anche ai bambini di due anni cosa c’è che non va. Il gioco funziona, come sempre con Moore, ma sicuramente la visione è parziale e partigiana. Il film è in concorso: chissà se bisserà il successo di Fahrenheit 9/11 che vinse a Cannes.

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Due colpacci per Procacci

La Fandango vince la Coppa Volpi come miglior protagonista delle polemiche. Ieri Domenico Procacci portato al Lido due film che distribuirà in Italia e che hanno già sollevato dei gran polveroni. Il primo è Videocracy, documentario di Erik Gandini presentato all’interno del programma della Settimana della Critica, il quale vorrebbe raccontare la rivoluzione culturale, sociale e politica apportata dalla nascita delle tv commerciali italiane che ha di fatto reso possibile l’ascesa al potere di Silvio Berlusconi. La decisione di Rai e Mediaset di censurare il trailer del film, che sarà in sala già a partire da oggi, ha di fatto reso il documentario uno degli eventi più attesi della Mostra, costringendo l’organizzazione ad aggiungere un’ulteriore proiezione notturna per andare incontro alle richieste del pubblico.

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Pronti, partenza, lido!

Messa in cantiere la sobria cerimonia di apertura della 66^ Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia, con una scaramantica madrina “quasi in viola”, segnata anche dalla presenza sul red carpet di una bellissima Eva Mendes in rosso maculato e cerchietto nero, si comincia a parlare di cinema.
Discordanti le impressioni su Baarìa di Giuseppe Tornatore, il primo film italiano in concorso che ha avuto l’onore di “aprire le danze”. Colossal made in Sicilia sulla storia di una famiglia di Bagheria e delle vite che gli scorrono a fianco, che vede la partecipazione di troppi personaggi, troppe storie, troppi anni di racconto e addirittura troppi volti noti del cinema e della tv. Da Laura Chiatti a Beppe Fiorello, da Leo Gullotta a Donatella Finocchiaro, da Monica Bellucci ai più applauditi Ficarra e Picone. In molti hanno apprezzato il dispendio di forze e l’abilità registica del Peppuzzo nazionale, così come in molti hanno trovato ridondante e esagerata l’intera operazione. Baarìa uscirà il 25 settembre prossimo in sala e verrà distribuito in tre “lingue”: in versione originale in siciliano in Sicilia, in italiano nel resto della penisola e in un “siciliano semplificato” in alcune grandi città.
Più applaudito [Rec2] , sequel dell’horror spagnolo che fu presentato sempre a Venezia due anni fa. La storia comincia un quarto d’ora dopo la fine del primo film, quando una squadra speciale fa irruzione nel condominio colpito da uno strano virus. Claustrofobico, quanto inutile, si tratta di un operazione più che altro commerciale che comunque siamo certi non scontenterà gli amanti del genere.

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Al via la 66^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia

E’ ora! Tra poche ore i riflettori si accenderanno sul Lido di Venezia per restare accesi fino al 12 settembre. La 66^ Mostra Internazionale del Cinema di Venezia verrà dichiarata ufficialmente aperta questa sera dal direttore Marco Muller e dalla madrina Maria Grazia Cucinotta.
Primo film in cartellone Baarìa di Giuseppe Tornatore che torna ancora una volta a raccontare la sua Sicilia. Tra gli altri italiani in concorso Il Grande Sogno di Michele Placido, il suo film sul 1968 con Riccardo Scamarcio, Luca Argentero e Jasmine Trinca, Lo Spazio Bianco di Cristina Comencini con la sempre-presente-al-festival Margherita Buy e l’esordiente Giuseppe Capotondi che con La Doppia Ora esordisce al Lido portando un insolito noir con Filippo Timi.
Tra i film in concorso, sono molti quelli attesi, dal remake de Il Cattivo Tenente di Werner Herzog, al nuovo capitolo degli Zombi di George Romero, al j’accuse sul capitalismo di Michael Moore, fino all’ultimna fatica della francese Claire Denis.
Il concorso promette poco divismo, ma tra i film fuori concorso e altri eventi collateri, i grandi nomi non mancheranno di certo. Attesissimo George Clooney il quale, nonostante sia di casa da queste parti, avrà tutti gli occhi puntati addosso per controllare chi ci sarà al suo fianco. Chissà se sceglierà Venezia per ufficializzare la presunta love story con Elisabetta Canalis? Non sappiamo se si porterà Ely, sicuramente accompagnerà al Lido il film The Man who Strares at Goats che si preannuncia assai interessante.

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Videocracy, censurato il trailer

Videocracy è un documentario firmato Erik Gandini e distribuito dalla Fandango di Domenico Procacci, che racconta 30 anni di sistema televisivo italiano, dall’inizio dell’era Mediaset, e di come le TV commerciali siano riusicte a cambiare il potere, la società e la politica.
Il film è uno degli eventi attesi alla prossima Mostra del Cinema di Venezia dove sarà presentato all’interno della Settimana della Critica il 3 settembre per poi uscire nelle sale cinematografiche il giorno successivo.
Una data di uscita imminente che non sarà supportata dalla trasmissione dei trailer sui canali Rai e Mediaset. Pare infatti che si siano rifiutati di trasmetterli a causa “dell’inequivocabile messaggio politico di critica al governo” (Rai) e perché “sia il film che il trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda” (Mediaset).
Strano se si pensa che non ci furono problemi con i trailer, per esempio, de Il Caimano o di Viva Zapatero e che in fondo si tratta di spazi pubblicitari pagati, per quanto agevolati. “Penso che se questo film è ritenuto così esplosivo vuol dire che davvero l’Italia è cambiata” ha dichiarato Domenico Procacci.
Mossa di marketing o realtà?

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